L’Hydrofly è una attività acquatica che permette di utilizzare la propulsione prodotta da una moto d’acqua in combinazione con un apparato jet, collegato da un tubo in grado di fornire la pressione necessaria al sostenimento idrodinamico, su cui sono fissate delle scarpette da wake board che, calzate dall’utilizzatore, gli permettono di volare sopra l’acqua ed immergersi esibendosi in figure acrobatiche in condizioni di sicurezza.
Si tratta di una attività non pericolosa, che può essere praticata da persone maggiorenni, in grado di avvicinare allo sport sia uomini che donne, peraltro dimostratesi normalmente più predisposte ad ascoltare e mettere in pratica i semplici insegnamenti impartiti dall’istruttore e propedeutici al successivo utilizzo dell’attrezzatura.
E’ uno sport estremamente coinvolgente ed emozionante: bastano infatti semplici doti di equilibrio e tanta voglia di divertirsi per riuscire a mettere in pratica le prime elementari evoluzioni.
L’Hydrofly non necessita di spazi di grandi dimensioni: le aree di competizione sono infatti organizzate in superfici di 100×50 metri, con un profondità minima di 3 metri.
Nel corso del 2015 l’Hydrofly è stata approvata al CONI come nuova disciplina sportiva.
Il Motosurf è una disciplina che si basa sull’utilizzo di una tavola da surf a propulsione, ovvero un incrocio tra una tavola da surf ed un jet-ski che è capace di una velocità massima di 40 mp/h (58 km/h) ed ha una autonomia operativa sino a 45 miglia lineari, 75 chilometri, e una durata massima di un’ora e mezza. La tavola è in fibra di carbonio e viene mossa da un motore a due tempi da 100 centimetri cubici che genera un getto d’acqua in miniatura, con un sistema propulsivo simile ad una vero e proprio Jetski.
Per tenersi in equilibrio e viaggiare in sicurezza il surfista ha a disposizione una cordella di sicurezza che viene collegata alla parte frontale della tavola, la quale ha anche la funzione di regolatore di velocità.
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Settore Hydrofly
Nina Maria Bassetti
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