Pubblicato: Agosto 18, 2020

L’appuntamento del martedì con le giovani promesse della Motonautica: oggi l’intervista è a Matteo Benini, pilota Moto d’Acqua.

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Presentati brevemente: dove vivi, che disciplina pratichi, che scuola fai, dove ti alleni (località, Scuola motonautica, o altro) 

Ciao a tutti, mi chiamo Matteo Benini, ho 16 anni e vivo insieme alla mia famiglia a Bertinoro, un piccolo paese alla base delle colline romagnole, a poca distanza dall’amata e accogliente riviera. Ho appena terminato con ottimi risultati il terzo anno di scuola superiore all’Istituto Tecnico per Geometri di Cesena.

Gareggio nel Campionato Italiano FIM Moto d’Acqua dal 2018 categorie SKI F2 e SKI F1 e nella categoria Spark Giovanile 15-18. Per correre nelle moto d’acqua è indispensabile essere molto ben preparati fisicamente; io mi alleno principalmente vicino a casa, nelle località che lo permettono (es. il lago a Fosso Ghiaia) e in mare, a Lido di Savio. Ad aiutarmi nei vari allenamenti ci sono ex piloti della mio team, l“H2O Racing Team”.

 

Come ti sei avvicinato a questo sport? Raccontaci come, perché e quando hai iniziato a intraprendere questa disciplina. 

È stato per me quasi inevitabile avvicinarmi a questo sport; mio babbo, Raffaele Benini, è stato un pluricampione italiano titolato anche a livello europeo di moto d’acqua categoria Runabout e quindi, fin da piccolo ho girato l’Italia e l’Europa per vedere le sue gare. Così è cresciuta in me la voglia di poter gareggiare e di vivere appieno quelle bellissime emozioni e battaglie sportive che mio babbo mi ha sempre raccontato nei lunghi viaggi in camper per arrivare alle gare.

La mia prima volta da solo su una moto d’acqua me la ricordo molto bene: nel lago di Fosso Ghiaia, all’età di 6 anni, sono riuscito a guidare una moto della categoria SKI, grazie ad una lezione dettagliata ricevuta da mio babbo e, ovviamente, al termine di una serie di cadute infinite! Da lì in poi il percorso è stato progressivo; allenandomi con mio babbo e insieme ai ragazzi del team pian piano miglioravo, aspettando l’età necessaria per poter gareggiare. La prima gara ufficiale è arrivata nel 2016 in Spagna quando avevo 12 anni, mentre per partecipare al Campionato Italiano ho dovuto aspettare il compimento dei 14 anni, perché fino a qualche anno fa il limite per competere in Italia era fissato a quell’età.

 

Com’è la tua giornata tipo durante la stagione? Quanti allenamenti fai? (settimanali, mensili) e per quante ore? Ti alleni solo in acqua o anche in palestra? 

La mia giornata tipo cambia spesso durante la settimana a seconda dei vari tipi di allenamento o anche degli impegni che ho. Fortunatamente la mia famiglia possiede un appartamento a Cesenatico, nelle vicinanze delle zone dove mi alleno, molto utile perché mi permette di essere più autonomo con le moto e con tutto l’equipaggiamento necessario. Durante la stagione delle gare mi alleno due volte a settimana sulla moto d’acqua, usualmente una volta al lago e una volta al mare; inoltre, di solito, faccio percorsi in bici e vado a nuotare in piscina. Nel corso della stagione invernale, invece, mi alleno due volte a settimana in piscina, una volta in palestra e una volta con la moto in mare.

 

Come concili gli altri impegni, soprattutto scolastici, con quelli sportivi?

Per conciliare tutti gli impegni extra sportivi cerco di organizzarmi in anticipo, ma poche volte ci riesco e quindi finisco per fare tardi la notte a studiare o mi porto da studiare nei tragitti per arrivare alle zone dove mi alleno. Spesso mi capita anche di fare tardi la sera per lavorare sulla moto. Comunque, con tanto impegno e soprattutto con tanta concentrazione a scuola durante le lezioni, riesco ad ottenere ottimi risultati. Oltre alla moto d’acqua ho un’altra grandissima passione, lo scoutismo, che mi porta via altro tempo che però sono felice di sfruttare, perché secondo me è una bellissima esperienza che ti insegna molto per la vita.

 

Come hai vissuto questo periodo di stop per il Covid19?

Questo periodo di stop forzato a causa del Covid-19 l’ho vissuto, come quasi tutti, con la mia famiglia in casa. Durante questo periodo ho capito veramente cosa è importante per me, e oltre agli amici e ai parenti che non si è potuto vedere, la cosa che mi è mancata di più è stata la libertà di stare nella natura e soprattutto in acqua. Comunque, in questo periodo di blocco non sono rimasto con le mani in mano e ho continuato ad allenarmi pensando anche a quello che mi piacerebbe fare in futuro e, ovviamente, anche a come migliorare sempre più sul Jet Ski.

 

Che prospettive hai per l’inizio della stagione?

Spero di riabituarmi subito a stare sulla moto in gara, cercando di essere ancora più competitivo rispetto agli avversari, in modo da potermi giocare qualche podio e qualche buon piazzamento fin dall’inizio. Solo così saprò di non aver perso tempo durante tutti gli allenamenti e sarà sicuramente una carica per poter dare il massimo nel proseguimento della stagione.

Come ci si prepara a una gara? Qualche indicazione sia a livello personale che sul mezzo. 

Ad una gara ci si prepara prima di tutto fisicamente, con molto allenamento e dedizione verso il proprio obiettivo, immancabile per chiunque pratichi uno sport soprattutto agonistico. Poi, occorre essere pronti anche mentalmente per immergersi a 360 gradi nella competizione. Quando ascoltavo le interviste ai grandi piloti di MotoGP, li sentivo parlare, tra le altre cose, delle emozioni e della concentrazione che bisogna avere per riuscire in una competizione, e non capivo molto; ma ora, ho inteso ciò che vuol dire mettersi il casco prima di una gara, ovvero staccare tutto ed essere lì con la testa. Poi c’è anche il mezzo da preparare e quello deve essere pronto e perfetto così da rischiare il meno possibile un inconveniente, quindi anche la concentrazione nello stringere tutte le viti e nel controllare che tutto sia al suo posto è importantissima perché nelle gare tutto deve andare liscio e se succede qualcosa, rischi di buttare via grossi sacrifici.

 

Quanto conta l’imbarcazione e quale valore aggiunto può dare il pilota?

La moto d’acqua ha sicuramente un ruolo fondamentale perché è il mezzo che ti permette di gareggiare, necessita di cure e manutenzione e va preparata e sviluppata per avere la massima affinità con chi la guida. Ritengo comunque che la gran parte la faccia il pilota perché è colui che guida il mezzo, lo conosce e riesce a portarlo al limite, per cui penso che in certe condizioni sia il pilota che abbia la quasi totalità dell’importanza di un buon risultato.

Che sensazioni hai mentre gareggi?

Le sensazioni sono fortissime e indescrivibili perché sono troppe e in pochissimi secondi, sono un misto fra emozione, determinazione, paura costante e altri mille pensieri che si susseguono e nella mia testa c’è un caos bellissimo… Credo comunque che il momento più bello, parlando di emozioni, sia quello della partenza perché sei tesissimo al cancelletto e sai che da un momento all’altro dovrai scattare fuori dall’acqua e da lì in poi potrà succedere di tutto; e molto simpatici sono in quel momento i discorsi con mio babbo che mi tiene prima della partenza, perché lui mi chiede come sto, come va, mi dà indicazioni e io gli rispondo sempre con “ok” o “sisi”, anche se non lo sto ascoltando perché in testa ho tremila pensieri che viaggiano; e poi da un momento all’altro tutto svanisce e la gara inizia e di lì in poi punti solo al tuo obiettivo.

 

Hai un rito porta fortuna prima delle gare? Indossi gli stessi indumenti, mangi le stesse cose, hai una routine pre-gara ecc…?

Non ho un vero e proprio “rituale” pre-gara, anche se quando sono in moto prima della partenza ho un piccolo rito mio nel quale mi faccio un segno della croce e saluto mio nonno che non c’è più. In generale mi piace ripetere le cose che in precedenza mi hanno, credo, portato bene come indossare certi vestiti; a volte, faccio qualcosa da solo così da allentare un po’ la tensione.

 

Cosa diresti ad un tuo amico per consigliargli questo sport?

Io gli direi che questo sport, anche se poco conosciuto, è il migliore al mondo, perché fonde nel suo insieme l’adrenalina della moto, la libertà e l’imprevedibilità del mare, la tensione di una competizione in generale, l’emozione di un salto o di un rischio preso, tutto però fatto in acqua, quindi limitando il pericolo di danni sostanziali quando si cade.

 

Vuoi ringraziare qualcuno o aggiungere qualcosa che non c’è nelle domande?

In conclusione, vorrei ringraziare la FIM per questa opportunità, ma anche tutta la mia famiglia e il mio Team che mi ha permesso di intraprendere questo sport magnifico, che spero in futuro mi possa grosse soddisfazioni.

 

 

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